In alternativa o in parallelo a qualsiasi tipo di intervento chirurgico così come alla terapia farmacologica, si pone quella fisioriabilitativa detta rieducazione pelvica che si basa sulle possibilità di sollecitare ed abituare il paziente alla autogestione delle contrazioni muscolari.
Tale trattamento è particolarmente indicato in pazienti complessivamente sane dove l’incontinenza si manifesta in seguito a carichi stressogeni eccessivi o a cambiamenti cruciali del proprio stile di vita vissuti, evidentemente, come negativi.
Fino a più di qualche anno fa questo tipo di terapia veniva utilizzata in maniera preventiva esclusivamente nel post parto. Il contributo offerto dall’urodinamica ha fatto sì che le applicazioni possano essere estese, adesso, anche al settore terapeutico dell’incontinenza.
Quella post parto, infatti, è un tipo di applicazione che cerca di limitare nelle donne le possibilità successive di incorrere nel problema dell’incontinenza rinforzando la muscolatura interessata.
Quando la rieducazione pelvica viene utilizzata nei casi di l’incontinenza da sforzo nelle sue due varianti (ipermobilità uretrale ed insufficienza sfinterica) allora si può parlare di un vero e proprio intervento terapeutico.
In particolare, nel caso d’ipermobilità uretrale la rieducazione si pone come obiettivo quello di indicare alla paziente le modalità con le quali può controllare durante gli sforzi il funzionamento della vescica e della muscolatura che ne dirige la contrazione.
Per l’incontinenza da insufficienza sfinterica, invece, la rieducazione è molto più specifica e si rivolge ai muscoli elevatori dell’ano ed ai muscoli bulbo-spugnosi nell’intento di tonificare le fibre sfinteriche.
Quando la rieducazione pelvica viene consigliata nei casi di instabilità vescicale, allora l’insegnamento dell’uso del riflesso inibitore perineo-vescicale e della sua stimolazione divengono passaggi fondamentali.
Le possibilità di intervento in tal senso fanno uso dell’elettrostimolazione e dell’educazione alle tecniche comportamentali.Il progresso delle apparecchiature di elettrostimolazione consente anche il trattamento di incontinenze di tipo misto che possono così essere corrette attraverso la somministrazione di correnti di diversa intensità in punti differenti. In ogni caso, la rieducazione pelvica, nella sua descrizione più generale si divide in tre macroaree di riferimento:
- rieducazione manuale
- rieducazione con apparecchiature
- trattamenti comportamentali
La rieducazione manuale prevede la sensibilizzazione e la presa di coscienza della propria tonicità muscolare attraverso il lavoro del fisioterapista che controlla e stimola manualmente le regioni interessate.
La rieducazione con apparecchiature si suddivide, a sua volta, in:
Biofeedback (BFB)
Nel biofeedback, che ha come scopo principale la possibilità di stimolare nel soggetto una reale riappropriazione delle capacità muscolari vescico-sfinteriche e perineali, vengono applicate delle sonde o degli elettrodi nella zona del piano perineale. Queste sonde e questi elettrodi sono in grado di tradurre le contrazioni muscolari in segnali visivi o sonori. La paziente è condotta, quindi, dal medico nella rieducazione delle proprie potenzialità.
Kinesiterapia (KT)
La kinesiterapia sollecita nella paziente la percezione dello stato di tensione o del rilassamento dei muscoli perineali e dei muscoli elevatori dell’ano. Attraverso esercizi statici e dinamici elaborati a più steps cerca di produrre nella paziente una maggiore tonificazione che possa garantire, quindi, un certo grado di recupero del problema incontinenza.
Elettrostimolazione funzionale (ESF)
L’elettrostimolazione funzionale si basa, invece, sulla somministrazione tramite elettrodi di lievi correnti intravaginali ed intraanali che, stimolando la contrazione muscolare passiva nella paziente, producono un incremento delle masse muscolari in azione. L’intensità della corrente può variare dai 50Hz ai 200Hz a seconda del training sviluppato per ogni singolo caso.
Un ciclo di trattamento riabilitativo varia in genere da 10 a 15 sedute in relazione al problema da trattare e alla risposta del paziente, soprattutto nella fase di presa di coscienza dell’area perineale. La cadenza delle sedute è almeno bisettimanale con durata di un’ora ciascuna.
Il successo della terapia è legato a diversi fattori. In primis all’impegno e alla collaborazione del paziente nell’eseguire la terapia, soprattutto quella domiciliare, di grande supporto durante il trattamento e fondamentale nel mantenere il risultato ottenuto al termine del ciclo terapeutico. Altro elemento importante è il terapeuta, il quale deve farsi carico del paziente in toto cercando di impostare un programma terapeutico il più adeguato possibile. Questo programma deve prevedere non soltanto le varie tecniche combinate tra loro, ma un orientamento alla persona, senza dimenticare che non di rado dietro alla disfunzione si celano bisogni che appartengono alla sfera emotiva e psichica. Questa è la differenza fra un terapeuta e un altro e che dà successo alla terapia: la passione per l’umano.
Alla categoria della rieducazione pelvica appartengono anche i trattamenti comportamentali sulla cui efficacia, però, non si detengono statistiche certe. Essi, basati sulla costruzione da parte del paziente di un diario minzionale, cercano di coordinare nello stesso lo sviluppo di abitudini che facilitino il controllo del fenomeno dell’incontinenza. Quest’ultimo approccio ha inevitabilmente tempi di applicazione molto lunghi che ne fanno una buona terapia ausiliare.